Se qualcuno, in quel tempo, avesse chiesto a Giuseppe che cosa più di tutto desiderava per sé, avrebbe avuto certamente una risposta inattesa: «Essere come tutti gli altri». Come i suoi fratelli, che se ne andavano da casa per lunghi mesi, dietro al gregge. Come i ragazzi della sua età, cui nessuno faceva caso, che "puntavano" le ragazze, giocavano ai dadi, bevevano vino. E invece tutto sembrava congiurare per farne un diverso. La sua condizione di erede della promessa gli pesava, in quel periodo della sua vita, a diciassette anni, come una cappa opprimente... ...Era arrivato a chiedersi con ira che colpa fosse essere il figlio di Rachele. I suoi fratelli pensavano che Israele lo preferisse a loro, perché era il figlio della donna amata davvero, del primo amore, «quello - dicevano nelle lunghe serate passate a oziare - quello che non si scorda mai».