Martirio è una parola di confine e contesa, di cui molti oggi vogliono appropriarsi. Pochi sanno che nasce con il cristianesimo nella seconda metà del II secolo per indicare chi ha dato la vita per testimoniare la sua fede in Gesù Cristo. È un dono di Dio, che viene dato a pochi. L'ammirazione e il rispetto che abbiamo per i martiri non ci possono far dimenticare la crudeltà che avvolge questo fatto. Il martirio è qualcosa che si trova, ma che non si cerca. Soprattutto a partire dall'11 settembre, siamo entrati nell'era dei "martiri" suicidi e assassini, adepti di un neoascetismo necrofilo che spinge a trascinare se stessi e l'altro (il "nemico") nella morte, interpretando l'evento della morte sacra come lotta per il riconoscimento. Va dunque chiarito che martirio cristiano e fondamentalismo, intolleranza, fanatismo ideologico, violenza suicida oppure omicida, sono grandezze diverse che non possono essere equivocate. Il martire dona la sua di vita, mai e poi mai sopprime quella degli altri. Egli muore come Gesù, perché ha deciso di vivere come Lui.