«Maledetto il giorno in cui nacqui», grida Giobbe a quel Dio cui chiede se la vita abbia un senso e se Egli sia onnipotente o prepotente. Quanto più soffre, tanto più Giobbe percepisce come assurdo il silenzio di Dio, essendo certo che il nulla non può prevalere. Perciò concretizza la sua speranza nel grido: «L'Onnipotente risponda!». E il Signore risponde purificando la fede di Giobbe. Fede come dono e come risposta alla convinzione che Dio è Dio e l'essere umano ha tutto da guadagnare a metterlo al primo posto nella sua vita. Lui solo basta a dare un senso al nascere, al vivere, al dolore e a quella morte che non è mai l'ultima parola. L'ultima parola è sempre: «amore».