"Il mondo non sarà più quello di prima". Una frase che consideravo esagerata. Invece, inizio a ricredermi perché la realtà si impone. La pandemia del Coronavirus (o Covid-19 o Cov-Sars-2) ha tracciato un profondo solco antropologico e storico: il mondo prima del Coronavirus (a.c.) e il mondo dopo il Coronavirus (d.c.). Questo testo è un viaggio iniziato nel cuore della pandemia e che prosegue oltre. Un viaggio a registro doppio: - il primo, è dentro l'animo umano: i passi silenti e mortali del virus lasciano una traccia indelebile che costringe a chiedermi se voglio ritornare alla vita del prima-Covid o scelgo di essere una persona con uno stile di vita inedito; - il secondo viaggio è all'interno della Chiesa, della parrocchia e delle relazioni che di ecclesiale hanno sempre meno e di individuale sempre più. Touch-vs-touch: dall'impossibilità di toccare gli altri, al toccare spasmodicamente lo schermo del mio smartphone e tablet per seguire la Messa in streaming che mi porta a chiedermi: che senso ha, allora, la comunità, se posso fare tutto da solo, da casa? La persona che non sapevo di essere, perché il virus mi ha mostrato tutti gli anticorpi che pensavo di avere e invece non ho. La chiave di svolta inedita è questa: è il virus stesso a contenere il vaccino (e a consegnarmelo) per la Chiesa di domani che, per quanto potrà argomentare, non potrà più essere la Chiesa di ieri. A fare la differenza è la scelta di relazioni inedite, consegnatemi proprio dal Coronavirus.