Seguiamo Gesù nelle case in cui entra, nella vita fatta storia, e non al tempio. Al suo fianco in case normali, alcune rotte, altre perfette, ma mai nei palazzi dei potenti, vedendo piano piano emergere sempre più una delle strutture portanti e decisive del vangelo, anzi di tutta la Bibbia: la preferenza del piccolo, l'economia della piccolezza. È l'esodo di Dio, il suo esodo perenne in cerca del dolore della terra, che assetato di stelle, è già partito in cerca del suo pozzo e l'ha trovato in una casa, dove ha ripreso dimora la vita. Al tempio Gesù preferisce la casa; senza paludamenti sacri indossa il grembiule della donna presa dalle faccende, o la tunica rimboccata del pescatore a testa bassa sulle reti. Vuole stare là dove l'uomo e la donna vivono la normalità più vera. Dove si ama, si genera, si nutre, si cresce, si rompe, ci si riconcilia e benedice, dove si piange e ci si saluta per l'ultima volta. Dove i figli fioriscono in grazia, dove si posa l'ala impietosa e severa della malattia. E nascono parabole e miracoli.