La "Regola pastorale" è l'opera più importante di Gregorio Magno, uomo più di azione che di pensiero astratto. Gregorio elaborò l'impianto della nascente Chiesa dal modello organizzativo romano: non inventò nulla sul piano gestionale, bensì applicò quanto Roma aveva elaborato per secoli in una prospettiva spirituale nuova, quella cristiana, che sanciva l'uguaglianza fra gli uomini e la prospettiva di eternità nel disegno escatologico del Regno di Dio. Per Gregorio la gestione del potere è gestione di uomini, non gestione di cose:"Ars est artium regimen animorum", l'arte suprema è la gestione degli uomini. L'approccio di Gregorio al potere è concreto, pratico, fatto di cose elevate senza nascondere le incrostazioni basse e materiali. Alle istanze della società Gregorio e i suoi collaboratori - vescovi e sacerdoti - davano risposte concrete. Agivano, cioè, maneggiando potere reale. È il messaggio che Gregorio dà all'uomo di governo contemporaneo: il potere è corretta gestione di uomini. Nessuno deve aspirare all'arte del comando senza la sensibilità e le competenze, e il banco di prova non è la "capacità tecnica", bensì l'attitudine alla gestione delle anime.