Una scrittura commovente, dolce e sofferta; testimonianza di una lotta per far arretrare il male, per aggiungere vita ai giorni, e non semplicemente giorni alla vita. Perché la morte ci trovi vivi... «Ci sono momenti nella vita di una persona che, per l'intensità del coinvolgimento emotivo (e non solo), provocano una svolta radicale nel proprio modo di essere e di agire... Ad uno di questi momenti è dedicato questo bellissimo (avvincente) libro di Gabriel Ringlet. Si tratta del singolare Diario di un prete belga, che narra una triste vicenda, quella di una amica - e più che un'amica, una vera e propria compagna di vita come egli stesso riconosce con sincerità - che affronta, dopo diverse tormentose traversie cliniche, gli ultimi otto mesi della propria esistenza... A prendere allora il sopravvento è una tensione mistica e poetica - la mistica non può mai essere disgiunta dalla poesia - che percorre tutte le pagine del libro e che accomuna le due persone negli stessi sentimenti da sempre condivisi come è confermato dalle frequenti citazioni di autori di pagine di una raffinata purezza letteraria - da Mauriac a Claudel, da Baudry a Bellet, da Cheng (più volte richiamato) a Th. de Chardin (per non segnalare che i più noti) - che evidenziano la finezza interiore e la profondità dei comuni sentimenti» (dalla prefazione di Giannino Piana)