Il libro, scritto a quattro mani, si inserisce nel prolifico filone della denuncia sociale del degrado che investe Napoli e i suoi dintorni. Ma non c'è solo accusa e puntare il dito: qui bene e male, riscatto e disperazione s'intrecciano. Davide Cerullo, un giovane di Scampia, con coraggio ha scelto di uscire dal tunnel della perdizione, prendere la parola a farsi testimone di un cambiamento possibile, dell'agire silenzioso ma pugnace dei tanti esempi di sacerdoti, consacrati e laici che lottano giorno dopo giorno per offrire ai ragazzi di Scampia la possibilità di scegliere per la vita. Don Pronzato tira le fila del discorso, tenendo insieme un materiale, delle memorie spesso volutamente confuse, quasi a volere che a prendere la parola sia il mondo caotico che è Scampia. Il libro si divide in due parti: la prima che vede susseguirsi squarci di vita e di morte nel contesto degradato di Scampia; una seconda in cui Davide e Ciro si affacciano idealmente su quella realtà, su quel dolore, ingiustizie e sofferenza, ma anche sulla speranza, la gioia e il bene, alla ricerca di «una ragione valida perché si possa e si debba cambiar vita». "Un libro piacevole e avvincente, dalla agevole lettura, che ti prende, ti coinvolge, ti fa soffrire e ti appassiona, ti inquieta e ti interroga, ti pone problemi che, quasi sempre sfuggono a coloro che non li vivono direttamente, ma che pesano - e come! - sulle coscienze dei singoli e di tutti, condizionando e offuscando l'appartenenza, l'identità, il sentirsi e dirsi napoletano". (dalla presentazione del card. Crescenzio Sepe) Il libro è corredato da un intenso ed eloquente inserto fotografico di Davide Cerullo.