«Siamo testimoni, anche in teologia, di una svolta fondamentale: la donna si afferma come nuova autonomia accanto a quella dell'uomo. Due autoconsapevolezze che vivono un'occasione storica: non negarsi reciprocamente, ma definire insieme molti percorsi nei tanti ambiti del vissuto. Allora la diversità può essere un significante elemento di fecondità, che non avvilisce l'altro nel rifiuto o nel possesso, ma lo rispetta con lo stupore e la meraviglia che la sua alterità ineffabile suscita. Una diversità che non è separazione di incomunicabili, ma consente alleanza, gioia di disvelarsi, progettualità comune, ascolto vicendevole nella varietà delle esperienze religiose». Dall'Editoriale di Adriana Valerio.