Quale ruolo storico, quale visione del mondo e concezione del cosmo ebbero coloro che gli auctores classici definirono «iatromanti», sciamani ed estatici adepti del dio iperboreo Apollo, maestro della coincidentia oppositorum e ispiratore della «follia divina» e dell'arte della mantica? Perché nell'imponente affresco della Cappella Sistina raffigurante il Giudizio Universale Michelangelo dipinse, nel volto del Cristo-Giudice, i lineamenti dell'antico dio ellenico della Luce e della Profezia che San Giovanni Evangelista nel Libro dell'Apocalisse definì l'«Angelo dell'Abisso»? E infine cosa c'entra la Fine dei Tempi con la IV Egloga di Virgilio, gli «Oracoli Sibillini», la «Linea Sacra di San Michele» e le innumerevoli leggende sulle «Isole Beate» poste agli estremi confini settentrionali e occidentali del mondo, come l'Iperborea apollinea, l'Ogigia dove il dio Saturno aspetta in uno stato di vita-nella-morte il ritorno dell'Età dell'Oro di cui è sovrano, le Esperidi e l'invisibile Avalon, l'«Isola delle Mele» dove si sono occultati i Tuatha dé Danann, la stirpe divina e «splendente» di cui parla la tradizione celtica?