Lo studio di Luigi Martinelli si inserisce idealmente nella discussione sulle forme del rito romano, sviluppatasi nella chiesa cattolica in seguito alla pubblicazione del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Lo fa cercando di inquadrare la questione in un'ottica nuova e originale, vale a dire applicando allo studio delle forme del rito cattolico gli strumenti di analisi messi a punto da Victor Turner e Richard Schechner nel campo dell'antropologia della performance. Qualsiasi forma di rito, infatti, è anche "performance", vale a dire azione concertata di natura relazionale in un contesto comunitario. Per questo motivo, proprio uno studio degli aspetti performativi di un rito può contribuire ad indagarne a fondo l'efficacia, in relazione ai presupposti e agli obiettivi dichiarati. Nel caso specifico, per motivi storici, l'indagine si svolge operando un confronto sinottico tra la forma straordinaria e quella ordinaria del rito romano, nell'intento di evidenziare elementi di continuità e discontinuità tra le due forme, e punti di forza e criticità di ognuna di esse.