Con il suo Gesù, autentico bestseller, Klaus Berger ha pubblicato una summa, apprezzata a livello internazionale, della ricerca storica e scientifica sul fondatore e fondamento del cristianesimo. Berger si dedica ora - in questo testo che costituisce la continuazione dell'opera precedente - agli anni di fondazione del cristianesimo, a quel cinquantennio che va dalla risurrezione fino alla scomparsa della prima generazione dopo Gesù o - come lo si chiama tradizionalmente - al "periodo apostolico". Se Gesù è stato la matrice, l'innesco, l'irruzione sorprendente grazie alla quale si è messa in moto l'avventura, dall'iniziativa locale di una manciata di pescatori e contadini dalle umili origini, nell'angolo più remoto dell'antichità, è nata in un battibaleno una religione mondiale. I primi cristiani rappresentavano un'alternativa attraente alla religiosità pagana dell'epoca - e questo sul piano intellettuale, etico ed esistenziale - non solo per il fatto che professavano la fede in un unico Dio, ma soprattutto perché era dimostrabile che il loro Cristo era esistito realmente. La loro dottrina si basava dunque su un fondamento storico. Diversamente dalla società romana emarginante, poi, il cristianesimo era egualitario e universale: poveri e ricchi, uomini e donne, tutti erano benvenuti, per tutti gli strati sociali e per tutti i popoli una via nuova era aperta. A differenza dei culti sacrificali dell'epoca, i seguaci di Cristo offrivano una forma religiosa al cui centro stava l'amore: il pasto eucaristico invitava a partecipare al divino e rendeva possibile una genuina identificazione umana con il Dio fatto uomo. Un saggio imperdibile che fa chiarezza su una delle epoche più appassionanti non soltanto della storia della chiesa, ma della storia in generale.