Oggi la resurrezione è, per alcuni, un dogma e, per altri, un mito antico. Antica lo è di sicuro: i primi a immaginarla furono gli egizi, quattromilacinquecento anni fa. Ma non la immaginarono soltanto: scoprirono che esistono universi paralleli in cui ciò che è passato vive ancora, e spiegarono come giungere fin là, invertendo il corso del tempo. Gli evangelisti approfondirono questa scoperta ed elaborarono una tecnica di resurrezione che la nostra religione, oggi, ha dimenticato. Sibaldi la riporta in luce, confrontandola con le più recenti teorie della fisica quantistica, e mostrando come applicarla. Tutto sta nel non rassegnarsi all'idea che il tempo sia irreversibile: allora, nemmeno la morte appare come un fatto definitivo ma come una sfida, un ostacolo da superare. Ci si lascia guidare, all'inizio, dal coraggio di ricordare chi e ciò che si è perduto: così si apre la via. Poi, mentre torna indietro nel tempo, la mente cambia, si amplia, si libera da limiti che non sapeva di avere, fino al momento in cui due dimensioni - il presente e il passato - entrano e rimangono in contatto, in quello che i fisici contemporanei chiamano un varco spazio-temporale e che duemila anni fa si chiamava "eternità". Lì incomincia la resurrezione.