Nei Paesi occidentali vanno sempre più diffondendosi esperienze di meditazione e di preghiera che mettono a confronto la tradizione cristiana con quelle orientali, soprattutto yogiche e buddiste, usufruendo anche delle grandi acquisizioni della psicologia del profondo. Da parte cristiana si assiste però molte volte o a condanne senza appello delle pratiche orientali, ritenute inassimilabili alla preghiera cristiana, oppure a troppo disinvolte identificazioni, che confondono esperienze spirituali diverse e che fanno perdere lo specifico dialogico della contemplazione cristiana. L'autore si interroga su come sia possibile integrare alcune pratiche orientali come strumenti di preparazione alla preghiera cristiana (possibilità contemplata dal Magistero della Chiesa nel documento Orationis formas, pubblicato nel 1989 e firmato dall'allora cardinale Ratzinger). L'autore non mette a confronto i «sistemi» di pensiero sottesi dallo yoga o dal cristianesimo, ma propone semplicemente un confronto tra due pratiche per come esse si possono integrare nell'esperienza di un credente cristiano, di un occidentale del XXI secolo: cioè la pratica yogica e la pratica di meditazione e preghiera cristiana. Entrambe possono offrire percorsi concreti di liberazione interiore.