«Chi ha un perché per vivere - sentenziò F. Nietzsche - sopporta qualsiasi come». Ma avere un perché per vivere, domandarsi del senso della propria vita è un'impresa ardua, una vera e propria sfida. Il filosofo e teologo canadese Bernard Lonergan ci invita ad entrare in quella dimensione che ognuno può scoprire quando personalmente diventa consapevole che tocca a lui costruire la sua vita, darle un senso definitivo, e che questa possibilità è un dovere e una responsabilità che deve assumere da se stesso, senza che un altro possa sostituirlo. Ma la ricerca di senso, la scelta di un vivere autentico in vista dell'autotrascendenza esistenziale - ci rammenta Lonergan - non può dirsi compiuta una volta per sempre e in modo definitivo, al contrario l'uomo deve far fronte alla sua personale precarietà e fragilità oltre che alle deformazioni a cui egli va incontro personalmente e che lo inducono ad una vita disimpegnata e in autentica, come nel caso del soggetto mutilato, sbandato e alienato. La trasformazione effettiva del soggetto si ha solo nella fondazione, momento in cui il soggetto prende posizione nei confronti del proprio orizzonte di vita, e questa presa di posizione non avviene senza l'azione libera e gratuita di Dio che l'uomo sperimenta nell'esperienza religiosa e nella conversione. In questa sede più esplorativa questo libro affronta alcune considerazioni di carattere teologico-fondamentale che la teologia fondazionale di Lonergan può apportare a questa disciplina, come la considerazione dell'analysis fidei all'interno di una dinamica più affettiva, e il discernimento di alcuni fenomeni postmoderni che si oppongono dialetticamente al soggetto esistenziale quali il rifiuto della domanda di senso e l'indifferenza religiosa.