In uno scenario dominato dalla globalizzazione e da una diffusa secolarizzazione e perditaitorno del sacro - cui fa da contraltare un crescente sviluppo di radicalismi e fanatismi -, il dialogo con Dhuoda ci conduce a riflettere sulla dimensione pienamente umanizzante della fede. Donna, madre, laica, scrittrice e pedagogista: la complessità della sua figura sfugge alle definizioni. Dhuoda è una donna singolare e, per certi versi, anche sovversiva. E il Liber Manualis - considerato uno dei primi trattati di pedagogia di quell'epoca, scritto in un periodo buio e difficile della sua vita, in cui si ritrova in solitudine, lontana dall'affetto del marito e soprattutto dei suoi figli, tra le mura del castello di Uzès nell'attuale Occitania - ha molto da dire anche alla società contemporanea, in modo particolare alle nuove generazioni. È un testo che potremmo definire al contempo attuale e inattuale: attuale perché apre moltissimi spazi di riflessione, pone questioni e interrogativi che ancora oggi, seppur collocati in un contesto storico-culturale del tutto differente, chiedono di essere ripensati e condivisi; inattuale nel senso che, in maniera delicata e sottile, infrange alcune barriere e butta giù muri, aspetto quest'ultimo che non deve probabilmente essere stato particolarmente apprezzato dalla mentalità dell'epoca.