Una riflessione sul tema della speranza così come emerge da una sezione dell'esegesi pastorale ai salmi approntata da sant'Agostino, unico "padre della Chiesa" ad averci regalato il commento all'intero Salterio. La sezione riguarda i cosiddetti "salmi graduali" o "delle ascensioni" (119-133), cantati dal pio israelita in occasione dei pellegrinaggi annuali, mentre "saliva" a Gerusalemme, secondo le prescrizioni della Torah. La tradizione cristiana li rilegge usando la chiave ermeneutica cristologica e Agostino, in particolare, li propone come dei cantica che invitano ogni cristiano ad "ascendere e progredire", con il cuore e non con i piedi. Basta che riconosca la sua irrinunciabile natura da pellegrino su questa terra verso la Gerusalemme celeste, equipaggiandosi innanzitutto dell'umiltà, ma anche delle virtù teologali, tra le quali spicca la speranza che aiuta a non piegarsi sotto il peso della vita e delle tribolazioni o a svalutare il presente a vantaggio di un futuro che ci attende dopo la morte. Sullo sfondo un assioma: homo viator spe erectus!