Singolare destino è quello della libertà. Massimo titolo d'onore del soggetto singolo, diritto perentoriamente rivendicato nello spazio pubblico, essa pare oggi invece dissolversi e perdere consistenza nell'esperienza personale. Sembra quasi che la si difenda tanto più rigidamente, quanto minori sono le convinzioni di poterne disporre. Libero davvero non è colui che può fare quel che gli pare. Libero è colui che può volere quello che fa, che può legarsi cioè alle proprie azioni e, mediante esse, disporre di se stesso. F. Nietzsche ebbe a dire che il male maggiore di cui soffre l'uomo contemporaneo è proprio l'incapacità di volere: un difetto di libertà. Non così, però, la libertà è stata pensata nella storia della filosofia occidentale (e della stessa teologia): è stata fondamentalmente pensata in termini politici, nella prospettiva cioè del rapporto del singolo con gli altri. Mai è stata pensata nella prospettiva più vera, quella del rapporto del soggetto con le proprie azioni. Appunto a questa prospettiva si riferisce il messaggio cristiano sulla libertà, che, nei fatti, è riuscito a plasmare una cultura e un costume. Oggi quel costume va dissolvendosi; di riflesso, diventa sempre più urgente pensare espressamente l'idea di libertà, «venuta nel mondo per opera del cristianesimo» (Hegel). È il tentativo fatto in questo libro, attraverso la recensione della storia delle idee e il ritorno ai testi della Bibbia. Un testo magistrale che incoraggia l'idea di libertà, esplorando la storia del pensiero occidentale e confrontandosi con la Scrittura.