Credere non è stato mai facile. Oggi, in un mondo indifferente e beffardo, è diventato praticamente impossibile. Siamo prigionieri di un interscambiabile gioco di opinioni che ci lascia senza più un giudizio stabile di verità, senza più memoria. Quanti, tra coloro che la domenica professano la loro fede in chiesa e dicono di appartenere alla comunità dei credenti, saprebbero dare una risposta convincente a chi gli chiedesse a bruciapelo in cosa crede? Sì, tutti professiamo di credere in Dio, ma quale Dio? Onnipotente? Creatore? E cosa vuol dire giudizio ultimo? Comunione dei santi? Salvezza? A queste e ad altre domande vuole rispondere l'autore in questo libro, e lo fa con un stile provocatorio e «incalzante». Prendendo come punto di riferimento il Credo, viene proposto un viaggio alle radici della fede, per riscoprire il nocciolo umile, duro, nascosto e tuttavia irrinunciabile, che viene a noi dal cristianesimo delle origini. Un «fondamento» (Eb 11,1) ancora capace di reggere tutto il peso della modernità, fino a darci il coraggio di tornare ad alzare i nostri «occhi macchiati di terra» (Kafka) nella speranza di scorgere là, in fondo al buio tunnel, un qualche barlume che indichi l'uscita.