«Lì dove ogni riconoscimento, anche minimo, della propria fragilità è considerata una debolezza, una vergogna e qualcosa da nascondere il più possibile, tra queste pagine vogliamo invece riprenderci in mano questo diritto. Ne va della nostra libertà, e in ultima analisi della nostra stessa identità. In un mondo in cui non c'è spazio per la fragilità, queste pagine vogliono essere un atto di realismo. Persino di coraggio, perché in esse vogliamo riflettere sull'unica realtà che ci rende veritieri. Quella fragilità che nessun filtro, nessun prodotto e nessuna palestra possono toglierci: in questo scritto cercheremo di capire cosa significa essere fragili, e perché questa è la migliore condizione esistenziale che ci dà la possibilità di guardarci davvero dentro per trovare l'unico che, di questa fragilità, non si spaventa affatto: Dio».