È da sempre un'esigenza umana quella di donare nomi alle divinità e di attribuire loro tratti antropomorfici, di riconoscere negli dèi i propri vizi e le proprie virtù, di personificare passioni e sentimenti, di razionalizzare la realtà circostante definendola come una metamorfosi di uomini o donne ai quali toccò in sorte l'incontro, fortuito o meno, con un essere divino. Personificazioni, metamorfosi, cosmogonie, teodicee e filosofie della natura sono i momenti del viaggio - che attraversa millenni di storia - proposto dall'autore per descrivere il cammino dell'uomo su Gaia. Per Francesco Niglio il simbolo di questo percorso ancestrale è l'iguana - giunto, dalla preistoria, quasi immutato fino ai nostri giorni - perché la sua esistenza dipende dallo stato del mondo che lo circonda e dal 'benessere' della terra che calpesta, ma anche perché ha bisogno dei raggi del sole per riscaldare il suo corpo, come l'uomo necessita di questo astro affinché su Gaia prosperi la vita. Ma la luce crepuscolare che lo rischiara è quella vespertina del tramonto o quella dell'alba proveniente da oriente?