«Sotto il profilo esistenziale la confessione è una grande esperienza di pace. Si tratta della pace del cuore, che è uno dei beni più preziosi che l'uomo possa avere sulla terra. Serve a poco avere beni materiali, quando dentro siamo inquieti, perché la coscienza non ci dà tregua. Il male che facciamo ci corrode fino a consumarci e ci impedisce di gioire della vita. Non vi è momento più felice di quello in cui senti il perdono di Dio scendere sulla tua anima, come un balsamo che cura le ferite e le rimargina. Ti senti leggero e hai la sensazione che il cielo si spalanchi sopra il tuo capo. Hai la possibilità di ricominciare la vita di nuovo. È davvero un miracolo. Qualcuno ha parlato di una crisi della confessione. Eppure non mancano i segni di una vitalità perenne di questo sacramento. Come mai è accaduto che in piccole località come Ars o San Giovanni Rotondo siano accorse moltitudini da ogni parte del mondo per potersi confessare? Come spiegare che dei fedeli, che nelle loro parrocchie non praticano il sacramento, sopportino anche quattro o cinque ore di lunga coda per inginocchiarsi davanti a uno sconosciuto confessore presso il santuario mariano di Medjugorje? La confessione è lo sbocco naturale della grazia della conversione » (Padre Livio).