Il libretto contiene due testi poco noti di quello che è universalmente riconosciuto come il "maestro" per eccellenza della mistica cristiana, il domenicano tedesco Eckhart, contemporaneo di Dante, che, per l'ardire delle sue affermazioni, subì anche una censura ecclesiastica. In essi si sostiene infatti, con una radicalità che non ha paragoni in occidente, quella via del distacco che conduce appunto al "ritorno all'origine", all'esistenza in Dio prima della creazione. Il distacco è quello ascetico comune alla tradizione spirituale, distacco dai consueti legami con le cose, ma è poi, soprattutto, distacco da se stessi, da quel desiderio di autoaffermatività quasi insopprimibile che si esprime nella pretesa di compiere "opere buone" - pretesa che Eckhart contesta decisamente.