Il libro è il tentativo di camminare, umilmente, nel cuore di una delle vicende più affascinanti e drammatiche del Testamento Antico, il momento in cui Abramo deve decidere delle sorti di Isacco e quindi della sua vita e del suo rapporto con Dio. L'approccio non è strettamente esegetico, cerca di indagare la possibilità di imparare da quei versetti antichi l'arte della paternità. Una paternità che è sempre una prova, perché la vita stessa è tutta un appello alla nostra libertà. Una paternità che ridefinisce la nostra identità e chiede di ripensare anche al nostro rapporto con quel Dio che sarà definito Padre. Una paternità che diventa feconda solo se trova il coraggio di raccontare una storia nuova e di affidare questa storia alla vertigine della libertà.