Anche i non credenti e gli atei, davanti alla pagina del Vangelo di Giovanni che narra l'incontro di Cristo con la donna di Samaria, non potrebbero restare indifferenti, o rifiutarla semplicemente perché si parla di argomenti che sembrerebbero, a prima vista, di un mondo "estraneo" al loro. Nulla è estraneo all'essere umano, quando si parla di essere, perché l'essere non ha religione, e non sopporta pregiudizi ideologici. Sì, anche quella donna era religiosa, ma la sua religiosità era fuori dei confini di quella giudaica, che aveva fatto dell'unico Dio un pretesto, solo un pretesto di superiorità, scendendo tanto in basso da uscire dagli orizzonti dell'Essere divino. Ogni religione corre questo rischio, ed è un rischio tale da togliere all'essere umano la sua qualità principale, che è quella di "essere", anzitutto. Certo, anche la Samaritana, adorando a modo suo il proprio Dio, quello venerato sul monte Garizim, aveva problemi di vista. Ma, a differenza degli ebrei, detentori del monopolio religioso, si trovava in vantaggio: era eretica, appartenente a un popolo "bastardo", un miscuglio di razze diverse. E Cristo che cosa fa? Sceglie proprio quella donna eretica, per affidarle uno dei più grandi messaggi della storia di tutti i tempi. (...)