La Chiesa cattolica soffre di disfunzioni istituzionali: caso dei divorziati risposati, problema dei ministeri, difficoltà in campo etico, rigidità dottrinali, indifferenza nei confronti dell'opinione pubblica cristiana sono temi ricorrenti. Certo, c'è motivo di rallegrarsi per il fatto che l'autorità ecclesiale si sia coraggiosamente decisa a favore dei poveri e degli esclusi, abbia rotto con l' antisemitismo e manifestato coraggio nel dialogo interreligioso. Tuttavia c' è motivo per deplorare che questa apertura sul mondo sia accompagnata da un irrigidimento della tradizione interna. Denunciare carenze, colpe, mancanza di immaginazione o di iniziativa non può risolvere le questioni suscitate dall'apatia dell'istituzione. È invece un compito teologico necessario manifestare che la Chiesa terrena prende la sua forza e la sua precarietà dalla predicazione del Regno di Dio. Lo scopo dell'opera è quello di far pensare insieme la necessità dell'istituzione ecclesiale e la grandezza del Regno annunciato, per questo l'autore avanza l'ipotesi che la precarità riconosciuta e accettata condiziona la verità della tesimonianza.