L'autore affronta il problema di tutti quei fedeli che uscendo dalla chiesa (dopo aver ascoltato la messa) restano delusi perché non hanno ricevuto alcun stimolo spirituale: l'omelia è stata piatta, vuota o incomprensibile. Sebbene nell'ascolto della messa ci sia stato un esercizio di "libertà come figli" e di "vicinanza al Padre". Per tale ragione egli attraverso un breve riferimento al vangelo ha ripercorso la missionarietà di Gesù Cristo e degli Apostoli per evidenziare la sacralità e la centralità della "parola". In tale prospettiva l'autore (evitando ogni discriminazione) descrive le diverse tendenze di sacerdoti preposti a discorsi assembleari, sottolineando l'importanza di coloro che con impegno e passione esprimono omelie coinvolgenti e talvolta straordinarie. Sono proprio queste ultime che ci indicano la strada da percorrere, ci spiegano il male e la sofferenza del mondo, ci danno delle esortazioni dal punto di vista religioso, culturale e psicologico. E, non è da escludere che esse possano avere per molti uomini anche un potere salvifico. Per portare un esempio tangibile sul potere delle omelie, San Francesco di Assisi ebbe il suo "orientamento" missionario ascoltando l'omelia e le spiegazioni di un sacerdote sul vangelo. A tale proposito la seconda parte dell'opera contiene esempi di omelie significative e concrete sul piano religioso, culturale e sociale.