È da più di un millennio che la tradizione cristiana legge la passione di Gesù con la categoria sacrificale: "Cristo ci ha redenti con il suo sangue", "ci ha liberati dal peccato con la sua morte", "ha espiato con la sua sofferenza la colpa umana", "è morto sulla croce per salvare il mondo". Espressioni entrate profondamente nel linguaggio teologico, liturgico e catechetico che spesso hanno creato l'immagine di un Dio crudele e violento che, per essere placato nella sua collera, ha mandato a morire il figlio. In questo Carmine Di Sante opera un radicale ripensamento di queste categorie e, alla luce degli studi più recenti, propone una chiave diversa. Partendo dalle fonti evangeliche, la passione di Gesù è riletta come evento di nonviolenza e di perdono, nel senso di dono all'ennesima potenza, con cui Gesù, in obbedienza al Padre, sottrae alla violenza la pretesa di essere la parola ultima e sovrana dell'umano, inaugurando così i tempi nuovi della fraternità e della pace come possibilità affidata alla responsabilità indeclinabile di ognuno.