Nella trilogia balthasariana (Gloria, un'estetica teologica; Teodrammatica; Teologica) ogni volume, pur partecipando a un percorso, è autonomo in quanto svolge un tratto di cammino compiuto. Dopo i primi tre volumi, La percezione della forma e i "raggi di bellezza" di Stili ecclesiastici e Stili laicali, «il compito teologico di chi tratta della gloria della rivelazione cristiana non si può compiere senza una costante implicazione metafisica, nella sua accezione più vasta e fondamentale». Balthasar ripercorre, seguendo approcci diversi, l'apporto della filosofia, della letteratura e della mistica all'istanza metafisica, dalla fine del Medioevo al Novecento. Accanto a Scoto e Occam troviamo Eckhart e Susone, e poi Angela da Foligno e Caterina da Siena. A Francesco di Sales e Bérulle seguono Jacopone da Todi e Villon. A Erasmo seguono Cervantes e Dostoevskij. A Cusano seguono Michelangelo e Shakespeare, poi Bacone, Hobbes, Hölderlin e Goethe. Accanto a Heidegger e Nietzsche, Rilke. «Non è facile rendersi conto di quanto comporti una decisione spirituale che affermi che l'essere è, in toto, bello. Non la contraddice mille volte al giorno tutto il brutto, ripugnante e disperatamente banale?». Balthasar ripropone come inimitabili le parole di Rilke: «Io so che il buon Dio non ci ha messo tra le cose per scegliere, ma per prendere in modo così radicale che alla fine noi potremo raccogliere nient'altro che cose belle nel nostro amore, nella nostra vigile attenzione, nella nostra implacabile meraviglia».