"Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero...". Silenzio, sussurro e speranza sembrano le tre "s" odierne, con cui delineare la pastorale della salute e offrirne i bisogni che essa vuole custodire e promuovere. La dimensione del silenzio che tanto spaventa e tanto si vuole evitare è spesso la dimensione più importante per ascoltare e udire la voce di Dio. Spesso l'Altissimo si rivela nel silenzio... il silenzio è un modo di Dio per parlare all'uomo. Quanto bisogno c'è di silenzio: di silenzio non vuoto, perché non si sa cosa dire, ma di un silenzio ricco di ascolto, di preghiera, di raccoglimento. Proprio chi cerca e custodisce il silenzio può diventare capace di percepire il sussurro, la brezza, un vento leggero, ogni minimo movimento che ci circonda. L'uomo che sa coltivare il silenzio è colui che sa trovare e dare speranza. La speranza, infatti, non si nutre certo di rumore, di caos e confusione, ma nasce e cresce nel cuore, luogo dove dimorano i sentimenti, sede di ciò che è più sacro e profondo. E la speranza è ciò che permette di trovare motivo di proseguire, di insistere, di non darsi per vinti o arrendersi, in ogni ambito di vita nella salute e nella malattia. Nella speranza, specie in quella che offre Cristo con la risurrezione, siamo invitati a porre i nostri sogni, le nostre sfide, certi che c'è sempre un motivo valido per non cessare di aver fiducia.