Nel libro viene proposta una nuova traduzione del saggio di Erich Auerbach "Über das Persönliche in der Wirkung des heiligen Franz von Assisi", apparso nel 1927 sulla rivista «Deutsche Vierteljahrsschrift für Literaturwissenschaft und Geistesgeschichte». In esso Auerbach coglie Francesco come il trovatore, il cavaliere del tredicesimo secolo precursore del Rinascimento. Folklore popolare, riti iniziatici, cerimonie arcaiche, etica cavalleresca, amor cortese, caratterizzano uno sfondo sociale stratificato, intessuto di sopravvivenze: in un simile "ambito di apparizione" residui culturali e pratiche immemoriali finiscono per assumere nel Povero di Assisi una nuova espressione. In un sol colpo, sotto l'urto della sua personalità, franano i modelli iconologici bizantineggianti e scricchiolano i canoni della tradizione.