Forse il miglior modo per cogliere lo spirito della foresta è avvicinarsi alla cosmologia degli sciamani yanomami che vivono nel Nord del Brasile. Il loro pensiero e la loro pratica quotidiana sono infatti in perfetto equilibrio con la totalità delle forme di vita - umane e non umane, visibili e invisibili - che popolano la foresta amazzonica. La concezione del mondo degli Yanomami, contrariamente a quella occidentale, non contempla una divisione netta tra gli "umani", nel ruolo di conquistatori, e una "natura" altra, periferica, subordinata all'arroganza predatrice dell'uomo - e in qualche caso oggetto di disperato e ambiguo pentimento. Per gli Yanomami la natura è urihi a, ovvero la "terra-foresta-mondo", "una sorta di meta-organismo" in cui tutti (viventi e non) coesistono in armonia nonostante le loro apparenti differenze. Bruce Albert e Davi Kopenawa, amici e compagni di lotte da quasi mezzo secolo, nonché autori di La caduta del cielo (pubblicato in Italia nel 2018 sempre da nottetempo), in questo libro lasciano risuonare appieno la straordinaria polifonia delle voci provenienti da urihi a e, decostruendo il concetto di natura e la distinzione tipicamente occidentale tra umano e non umano, celebrano "una fusione alchemica tra antropologia ed ecologia", come scrive Emanuele Coccia nell'introduzione. Attraverso riflessioni, dialoghi e immagini "Lo spirito della foresta" restituisce, da diverse prospettive, l'imprescindibile complessità dell'ecosistema e lancia un coraggioso grido d'allarme contro la tendenza autodistruttiva dell'uomo