Cinquant'anni fa iniziava all'Ospedale Psichiatrico di Arezzo, diretto da Agostino Pirella, una rivoluzione silenziosa ma capace di ridare vita, dignità e speranza a quel luogo di morte, cambiando per sempre la storia della Psichiatria in Italia. L'autore di questo diario, giovane psicoanalista junghiano, nel contatto quotidiano con l'istituzione scopre con fatica che i suoi strumenti teorici non sono adeguati a capire quella realtà. Inizia a confrontarsi con la follia "a mani nude", accetta di "perdersi" in una situazione dove tutto è rovesciato: insieme con l'Istituzione ognuno deve cambiare, "da Pirella all'ultimo degente". Da queste pagine emerge con forza documentale l'intreccio tra vissuti, meccanismi istituzionali, diversità culturali e politiche. Paolo Tranchina racconta la gioia di far parte di un progetto collettivo in cui il dialogo con la psicosi si apre ben oltre i codici della psicoterapia, e lo fa attraverso la coralità di storie che ancora ci stupiscono e ci emozionano. È la preziosa testimonianza di una delle imprese più nobili e coraggiose della nostra storia recente. Introduzione di Alessandro Ricci. Con testi di Graziano Valent, Maria Rosa Tinti, Lidia Campagnano, Cesare Bondioli, Paolo Serra, Maria Pia Teodori Tranchina, Teresa Tranchina.