«"L'indifferenza dell'anima" nasce dalla mia convinzione che l'ipotesi dell'area indifferenziata della psiche sia ancora attuale. Penso alla relazione analitica con pazienti bloccati nella vita psichica dall'esistenza di uno stato indifferenziato della psiche, casi borderline, patologie narcisistiche, identitarie e melanconiche, stati di impulsi incontrollati. Questi casi hanno confermato l'ipotesi centrale del libro. Tale ipotesi, intuita e censurata da Freud, è rappresentata dall'esistenza di una quantità di forze affettive irrappresentabili e indifferenziate che ho chiamato "affettività originaria". Con questa espressione ho inteso indicare lo stato indifferenziato, atemporale, originario, che precede il simbolico e la temporalità lineare, nella cornice della psiche differenziata che sperimenta la temporalità cronologica. Una quantità di forze affettive e pulsionali slegate dalle rappresentazioni, che formano un'area comune in cui sono presi analista e paziente in determinate circostanze della relazione analitica. Inoltre in questi anni si è confermata la rilevanza dei "resti non analizzati" dell'analista nella relazione con pazienti" (l'autore)