Riflettere sul prima comporta anche di interrogarsi sulle origini, ma l'origine è insondabile. Allora, «Conserviamo almeno gli inizi: quello scambio di sguardi che annunciava l'amore, quel giorno in cui, per la prima volta, ho visto il mare, quella mattina in cui è nato mio figlio, tanti primi inizi che erano come la promessa che molti altri ne sarebbero seguiti [...]. Lo spazio infinito dell'originario, lo attraverso nei miei sogni. Non sono io che cerco di accedervi, è lui che mi avvolge, e allora ho tutte le età, sono un animale feroce, un vegetale, una stella, una roccia, un fiume, un fuoco che arde, un uccello, un pesce, nasco e muoio. Si dice che il sogno sia figlio della notte. È figlio della notte dei tempi».