Questo non è un romanzo che descrive la storia di vita e/o le singole gesta di un protagonista principale all'interno di un contesto sportivo-calcistico, bensì un viaggio iniziato molti anni fa, quando i rettangoli di gioco solevano essere ricordati per mezzo di linee di gesso che evaporava al solo passaggio di uno scarpino, di pantaloncini alti e di maglie di lana con il numero cucito sulle spalle. Il protagonista non è un essere umano, ma l'animo umano, o meglio, gli animi umani. Da sempre i calciatori, tali potenti eroi invincibili, mostrano all'esterno, sia agli adulti che ai bambini sognatori, un'immagine sempre efficiente e virile simbolo di salute psico-fisica. Pochi si aspetterebbero che anche gli uomini-calciatori possano permettersi di mostrare le loro fragilità o addirittura chiedere un aiuto psico-emotivo per migliorarsi e divenire più consapevoli dei loro poteri. L'animo e le emozioni del calciatore meriterebbero più attenzione da parte degli esperti del settore, che dovrebbero sviluppare maggiore abilità nel lavoro in team attraverso un approccio olistico che indiscutibilmente possa giovare al sorriso del giocatore e degli spettatori paganti.