Nei secoli l'immaginario collettivo ha sempre identificato nella montagna il luogo del sovrumano, non a caso i Greci posero nell'Olimpo, il monte più alto della Grecia, la residenza delle divinità. In India, il monte Meru fu considerata la dimora del dio della guerra Indra, mentre la tradizione buddista tibetana identificava nel monte Kailash la sede del dio Shiva. Infine, nella Bibbia, la tradizione storica del popolo ebraico ha identificato nel monte Sinai il luogo della rivelazione di Dio a Mosé. Pertanto, l'antichità ha rivolto il suo sguardo verso la montagna, la cui conquista gli era per certi versi preclusa, con un misto di desiderio, timore, rispetto e un forte senso del mistero. L'uomo moderno e contemporaneo, depurando tali suggestioni da ogni influenza mitica o, come direbbe Nietzsche, da ogni spirito dionisiaco, ha, tuttavia, conservato alcune di quelle antiche emozioni legate alla paura, soprattutto quando affronta, volontariamente, sfide oltremodo pericolose come le ascese ad alta quota.