Questo nuovo libro di Maria Pusceddu rappresenta da un lato la sintesi dei suoi lavori precedenti e dall'altro qualcosa di assolutamente nuovo nel panorama degli studi junghiani. Questi, infatti, si sono in genere svolti in campo esclusivamente psicologico, oppure i rari dibattiti fra scienziati e psicologi non hanno prodotto frutti significativi. In questo caso il cultore di Scienze naturali e quello di Psicologia del profondo sono la stessa persona. La nostra autrice, biologa e psicologa, affascinata dalla lettura dell'epistolario tra Jung e Pauli e partendo proprio dalle loro parole, ha ripercorso la storia dell'evoluzione della materia in base alle scoperte più recenti della scienza moderna; in tal modo ha potuto cogliere quelle invarianti che hanno impregnato di sé i diversi livelli di complessità, dalle particelle elementari alle società umane. Ha così potuto dimostrare la lungimiranza quasi profetica di Jung e Pauli e quanto fondata fosse la loro ipotesi, secondo la quale esiste una relazione strettissima fra "il concetto di leggi di Natura nella Fisica e il concetto di archetipo nella Psicologia". Il punto di vista dell'autrice ci offre dunque una "terza prospettiva": quella di una Biologia che guarda da un lato alla Fisica e dall'altro alla Psicologia e alle Scienze umane, per operarne una sintesi. Proprio questo aspetto, finora poco studiato, merita di essere conosciuto, diffuso e discusso approfonditamente. Questo nuovo lavoro, oltre a evidenziare la statura scientifica di Jung e l'apertura psicologica di Pauli, impone una revisione dei confini tra ciò che è "scientifico" e ciò che non lo è; inoltre apre gli spazi necessari a una nuova Epistemologia degna del Terzo millennio.