L'autrice accosta l'anoressia muovendo dal valore simbolico della malattia e del linguaggio enigmatico dei sintomi, riletti atraverso il mito di Kore rapita da Ade e trascinata nel mondo infero, lontano ed oscuro. Questo approccio - che si distanzia dalla visione riduttiva delle discipline medico-cliniche (e psicoanalitiche) - riconnette, attraverso il simbolo, la vicenda della storia personale a quella della cultura, allora è possibile "vedere" nelle ragazze in anoressia che vivono tutte intente a calcolare le calorie e a sottoporre i loro corpi a strenuanti esercizi fisici, un dramma ben rappresentato dal mito: quello dell'anima fanciulla che viene rapita da una oscura forza sovrapersonale e gettata in un mondo altro e sconosciuto.