L'opera di Jung si presenta come un intreccio di esperienze analitiche concrete e di una cultura profonda ed estesissima. Per lui l'osservazione dei meccanismi psichici individuali consente di analizzare i segreti della creazione artistica o la dinamica dei fenomeni storici; d'altronde, per orientarsi nei labirinto degli accadimenti individuali occorre studiare i fenomeni e i comportamenti collettivi. I testi qui raccolti, tra cui Gli archetipi dell'inconscio collettivo, Sull'archetipo, Fenomenologia dello spirito della fiaba e Coscienza, incoscio e individuazione, sono stati pubblicati tra il 1934 e il 1955, e appartengono dunque alla piena maturità di Jung. È noto come i concetti di «archetipo» e di «inconscio collettivo» occupino un posto centrale nella sua riflessione, che ha esercitato su di essi un continuo sforzo di approfondimento, anche per rispondere a incomprensioni e fraintendimenti. Associando come sempre l'esperienza clinica alle ricerche scientifiche e umanistiche, Jung opera qui un vero rovesciamento della dimensione psichica, vista non più come l'appendice personale dell'organizzazione biologica, ma come l'aspetto significante degli istinti, la possibilità di rappresentarne il dinamismo.