Sulla messa, rito capitale del cristianesimo e tra i più densi di sacralità delle religioni universali, non si contano gli studi teologici e le indagini antropologiche. Jung ha una conoscenza di prima mano degli uni e delle altre, ma in questo saggio del 1942 vi attinge con finalità diverse sia da quelle dottrinali, che appartengono al dominio della fede, sia da quelle descrittive, che rischiano di fare "appassire" il tenore spirituale del loro oggetto. L'interpretazione dei singoli momenti liturgici dell'evento cristiano e la ricerca di molteplici analogie culturali - dal rito azteco del "mangiare il dio" allo sbiancamento della vittima sacrificale presso i bantu - sono orientate qui a ciò che più interessa alla psicologica analitica: comprendere la verità psichica che si esprime nel "simbolo essenziale della messa". La vitalità e l'efficacia del suo mistero trovano infatti alimento nella pulsione archetipica alla trasformazione, ossia in "condizioni psichiche profondamente radicate nell'anima umana". Prefazione di Luigi Aurigemma.