Freud ritiene che si possono verificare fenomeni estremamente complessi che non diventano mai coscienti. Egli si accontenta di questa constatazione puramente pratica e lascia aperto il problema di sapere se questi fenomeni sono, in ultima analisi, di natura psichica o fisica. Tralasciando gli aspetti filosofici dell'argomento, Freud accetta in modo empirico il fatto evidente che è impossibile descriverli in termini diversi da quelli psichici e continua, dunque, ad affrontarli in questo senso. Egli trova un'altra giustificazione del suo modo di procedere nella continuità che l'esperienza stabilisce tra fenomeni coscienti e inconsci, i quali differiscono gli uni dagli altri solo perché alcuni vengono percepiti ed altri no. Freud ritiene anche che i fenomeni psichici, sia coscienti che inconsci, devono essere affrontati in modo identico in ogni discussione epistemologica. Come per i fenomeni coscienti, così anche per quelli inconsci non è obbligatoria, né desiderabile, né possibile, una trattazione in termini fisiologici.