Nonostante la critica metodologica che Gaupp, Jaspers e K. Schneider hanno precocemente rivolto alla Psichiatria in relazione agli stretti legami che intrattiene con il pensiero medico, la ricerca psicopatologica non sempre è stata libera da pregiudizi provenienti dalle scienze della natura. All'insegna di questi pregiudizi le entità nosografiche con cui la clinica lavora non vengono concepite, come suggerito da Jaspers, come ideali irraggiungibili, ma come malattie provate, sebbene non sempre riconducibili in maniera univoca a un'alterazione organica; queste malattie vengono diagnosticate per mezzo di sintomi psicopatologici ben definiti che sono fatti risalire all'ereditarietà, al decorso e alla prognosi. Ci si dimentica che quelle Psicosi chiamate endogene per via di una convenzione ampiamente accettata, in ultima analisi altro non sono che un'ipostasi, per quanto utile e irrinunciabile alla luce della dicotomia kraepeliniana tra Schizofrenia e Ciclotimia. Dal punto di vista clinico si è costretti a completare il tipo psicopatologico, elemento centrale dei quadri psicotici endogeni, mediante ricerche biologiche, considerazioni prognostiche e statistiche sulla sintomatologia e ipotesi nosologiche sulle entità patologiche. La diagnosi acquisita in questo modo ha tuttavia una validità limitata. La sintomatologia psicopatologica come elemento di fondo di quelle entità necessarie nella pratica clinica resta sostanzialmente indipendente da ogni etichetta diagnostica.