Che cosa sappiamo degli stati liminali della nostra esistenza? Per esempio le fasi che precedono la nascita: è veramente impossibile ricordare qualcosa? E se invece fosse possibile rievocare i traumi che ci hanno accompagnato in questo processo? Stanislav Grof da quasi mezzo secolo si pone quest'ordine di domande sulla coscienza e di conseguenza rintraccia gli strumenti più adatti per scandagliarne i contorni. E sulla morte? Che cosa sappiamo veramente della morte? Come possono aiutarci i testi antichi di saggezza (il tibetano "Bardo Thödol", l'egiziano "Per Em Hru", l'azteco "Codex Borgia", il "Ceramic Codex" dei maya e il nostro "Ars Moriendi") e le pratiche sciamaniche ad accompagnarci positivamente in questo viaggio? Tante domande apparentemente senza risposta che però definiscono gli estremi teorici di una ricerca senza pari, per certi versi persino spregiudicata. Perché quando si tratta di porre una domanda "scomoda", lì c'è Grof. E in questo libro definisce una nuova cartografia della psiche emersa dalla sua ricerca cinquantennale sulla terapia psichedelica, la respirazione olotropica e le crisi psico-spirituali spontanee. Ma anche le aree di ricerca relative alla sopravvivenza della coscienza dopo la morte: esperienze di quasi-morte, karma e reincarnazione, e la comunicazione con coscienze disincarnate.