Si dice che lo sport sia una palestra di vita, un contesto in cui imparare il rispetto delle regole, dei ruoli e della diversità, la cooperazione e la tenacia nel perseguimento dell'obiettivo. Niente di più vero. Ma lo sport può anche fare male se portato all'estremo e se diventa terreno per l'espressione di un disagio. Quando lo sport non viene più praticato per il piacere che regala ma diventa strumento per perseguire canoni estetici ideali, quando provoca dipendenza, quando impone l'utilizzo di sostanze dopanti e diventa un ostacolo per il normale funzionamento sociale e relazionale dell'individuo, allora la pratica sportiva finisce di assolvere alla sua funzione educativa e culturale sfociando in qualcosa di estremamente dannoso e pericoloso. La presente opera offre un'interessante lettura dello sport in chiave psicologica, illustrando il continuum che va dalla pratica sportiva sana alla compulsione sportiva. Rappresenta pertanto un valido strumento per educatori, sportivi, insegnanti, coach che lavorano con lo sport, per lo sport e nello sport, fornendo interessanti spunti per leggere e interpretare le dinamiche sottese alle diverse discipline sportive.