È qui per la prima vota tradotto in Italiano il testo di una conferenza che Sigmund Freud tenne il 15 febbraio 1915 a Vienna per i membri di un'Associazione umanitaria Austro-israelitica. L'interesse per queste pagine - che costituiscono quasi un abbozzo della seconda parte Delle Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte (1915) - deriva non soltanto dal diverso uso del vocabolario tecnico della psicoanalisi, nella circostanza adeguato alle conoscenze e alle attese di un pubblico non specialistico, ma soprattutto dalla inequivocabile attestazione di una iniziale infatuazione per la guerra da parte di Freud, per giunta declinata in termini di acceso patriottismo. E però, il nucleo decisamente più rilevante e, in fondo, ancora attuale del suo discorso, consiste nell'analisi dell'atteggiamento tipico degli ebrei nei confronti della morte: dove l'orgogliosa rivendicazione di una cultura indisponibile agli ingannevoli compromessi che rimandano alla vita ultraterrena ogni speranza di felicità è riconosciuta come la principale per cui l'ebraismo non è riuscito a diventare religione mondiale.