Lo studio della povertà educativa necessita di accogliere e approfondire dimensioni di tipo economico e/o di sfondo socio-ambientale, come anche di ordine valoriale e relativo alle prospettive di sviluppo delle potenzialità individuali e dei gruppi sociali. Una lettura critica del fenomeno nella sua multidimensionalità richiede un approccio interdisciplinare e sistemico, considerando la relazione tra scienze pedagogiche nelle loro articolazioni interne (pedagogia sociale e sperimentale) e scienze economiche, sociali, psicologiche. I territori, infatti, se da un lato possono intervenire nell'inasprire le disuguaglianze sociali, dall'altro possono configurarsi anche come aree di produzione e fruizione di esperienze educative significative, tali da contrastare le forme di povertà educativa, grazie alla progettazione educativa e a politiche sociali ed educative attente e mirate. I territori possono essere resilienti e promuovere la resilienza nelle persone che li abitano. I territori resilienti sono flessibili e adattabili ai cambiamenti e superano le condizioni di rischio, di imprevedibilità, di disturbo, di shock o di emergenza mantenendo stabile l'offerta dei servizi. A partire da queste premesse ha preso avvio una ricerca multi-metodo al cui interno si sono condotti due studi, con l'obiettivo di comprendere le dimensioni che compongono la povertà educativa, le loro declinazioni nei contesti territoriali, le risposte resilienti messe in atto per contrastarla.