L'essere umano parla e si racconta nel sonno e nella veglia. Il suo racconto lo situa in una precisa posizione esistenziale, tant'è che ciascun individuo, come la tradizione indù ci ricorda, crea un mondo per se stesso e in esso vive, imprigionandovi la propria impossibilità a venirne fuori. È qui che l'ermeneutica e l'esegesi di quell'individuo, che abbiamo di fronte a noi, ci condurrà a trovare una logica nella non logica dell'accadere umano in cui il pathos per la vita, l'esserci della persona, il logos dell'accadere, l'oikòs dell'appartenere, che viene vissuto o che è con-vissuto, sono contaminati in un evento psicopatologico, che si evidenzia nei sentieri inter-rotti, nelle situazioni limite, negli anfratti psicopatologici dell'esistere umano.