Questo libro, che Alba ha pensato e vissuto nella sua esperienza di giovane psicologa, gettata nel terreno aspro e insidioso delle tossicodipendenze al Centro "Arya" di Jesi, è una testimonianza rara e significativa di come la fenomenologia può funzionare, quando non si limita a enunciati dottrinali e a suggestive citazioni, ma si incarna in una pratica radicale che è tutt'uno con la radicalità della riflessione. In questo senso uno dei meriti da attribuire all'autrice è la capacità di sfidare certi pregiudizi che da sempre aleggiano sulla fenomenologia, come esito di quel dualismo di cui non solo Cartesio o Platone, ma tutti noi siamo un po' responsabili. Il dualismo corpo-coscienza ha generato, per germinazione, tutta una serie di altri dualismi: o è scienza o è filosofia, o è oggettivo o è soggettivo, o è esterno o è interno, o è metodo o è poesia, o è razionale o irrazionale, e così via..." (dalla presentazione di Maria Armezzani)