Il libro è un contributo alla conoscenza di un filone "dimenticato" della filosofia politica contemporanea. Esso illustra e criticamente considera il pensiero di autori (Carlo Francesco D'Agostino, Matteo Liberatore, Francisco Elías de Tejada) che debbono essere considerati, al di là delle loro differenze, continuatori (sia pure nella sua innovazione) della politica "classica". Ciò non solamente sul piano delle "astrattezze teoriche", quanto piuttosto con riferimento ai problemi posti dalla contemporanea esperienza sociale e politica. È per questo che il libro si rivela un lavoro teoretico che, in quanto tale, non può accontentarsi della politica ridotta a sola effettività del potere; al contrario, deve considerarla per quello che essa è, vale a dire come scienza ed arte del bene comune.